Credits: Refettorio Gastromotiva
Rodrigo Ottoni, volontario in cucina presso il Refettorio Gastromotiva di Rio de Janeiro, ci ha parlato della sua più grande passione: cucinare. “Non ci sono parole per descrivere come mi fa sentire”, ha affermato. Ecco, quindi, qual è il segreto per uscire dalla routine della vita di tutti i giorni: fai ciò che ami, fallo per te stesso e fallo per gli altri.
Da quanto tempo fai il volontario nella cucina del Refettorio Gastromotiva? Com’è iniziata questa tua esperienza?
A giugno 2018 ho lasciato la Marina Brasiliana per dedicarmi a qualcosa che fosse più connesso al mondo della cucina, da sempre la mia vera passione. Un giorno mio cugino, che fa l’assistente sociale, mi ha mandato un messaggio su Instagram chiedendomi se avessi mai preso in considerazione l’idea di fare il volontario, che magari sarebbe stato più vicino a ciò che amo fare. Ecco come mi sono imbattuto nel Refettorio per la prima volta. Mi sono iscritto come volontario e ho frequentato il loro corso di imprenditoria. All’inizio mi hanno chiamato solo per partecipare al corso, ma dopo poco tempo Jander, assistente coordinatore, mi ha chiesto di dare una mano in cucina. E da quel momento non me ne sono mai andato.
Qual è l’aspetto migliore di fare il volontario?
Volontariato con ciò che amo fare, che è cucinare…non ci sono parole per descriverlo! Prima non avevo idea che la gastronomia sociale potesse trasformare la vita delle persone. Ma fare il volontario al Refettorio Gastromotiva mi ha aperto gli occhi. Quando impiego tutta la mia energia per cucinare il cibo che viene poi servito agli ospiti diventa uno scambio molto equo. Il Refettorio mi ha permesso di fare ciò che amo e in cambio io gli dono il mio tempo e le mie abilità. Come ho detto, non ci sono parole per descriverlo.
Prendiamo un ingrediente molto comune nel tuo paese come, ad esempio, la banana. Avresti mai pensato di poterla utilizzare in così tanti modi?
Prima di lavorare al Refettorio non avrei mai pensato a tutte le diverse maniere di utilizzare gli ingredienti per evitare che questi vadano sprecati. Ora, invece, essere in grado di guardare il cibo e capire in che modo trarne il meglio per evitare che nulla vada gettato via, è ciò che tiene viva la mia creatività.
Quanto è importante l’aspetto umano in un lavoro come questo? Come sono i tuoi rapporti con il resto del team e con gli altri volontari?
A volte ci imbattiamo in studenti e volontari che non hanno mai visto determinati ingredienti: è così che ho realizzato che avrei potuto insegnare qualcosa di speciale. In questo modo ho l’opportunità di raccontare l’origine di determinati ingredienti, come sono fatti e come possono essere mangiati. Il team di Gastromotiva è molto amichevole, cercano sempre di andare al di là delle cose e dare un contributo in più. In particolare i cuochi con cui lavoro – Suzana, Sardinha e Gil – occupano un posto speciale nel mio cuore. Lo staff e i volontari con cui interagisco quotidianamente sono sempre pronti a regalarmi un sorriso e si percepisce l’affetto che nutrono per me. Mi scalda il cuore e mi fa sentire di appartenere a questo posto.
Dopo i Giochi Olimpici del 2016, in seguito all’apertura del Refettorio Gastromotiva, hai notato qualche cambiamento nel quartiere di Lapa e nella sua comunità?
Prima dei Giochi Olimpici e, quindi, dell’apertura del Refettorio Gastromotiva, era già in atto un processo di gentrificazione dell’intero quartiere. Ma il Refettorio – quel cubo ‘bianco’ di giorno e in grado di ‘dare luce’ di notte – ha dato più sicurezza, più movimento, più luce a tutti coloro a cui capitava di passarci davanti o che vivevano nel quartiere. Il Refettorio è riuscito, in un certo senso, a fare una gentrificazione sociale, senza in nessun modo allontanare le persone che vivono nel quartiere, ma, al contrario, accogliendole.
Hai un episodio relativo ad un ospite di cui ti ricordi in modo particolare?
Victoria è una ragazzina di 10 anni che viene ogni giorno insieme alla sua mamma. Ogni sera, dopo cena, va da Suzana (la chef) e le chiede se può avere ancora un po’ di dolce. Un giorno Suzana non c’era e dovevo pensare io alla cena per gli ospiti, così ho deciso cominciare con un antipasto che, seppur fatto con amore, era molto semplice. Si trattava di un riso cotto in brodo di carne – tutto qui, come ho detto, un piatto molto semplice. Non avrei mai pensato che Victoria potesse venire da me per chiedermene ancora. Sapere che sono riuscito a rendere una ragazza amante dei dolci così felice con un piatto semplice come quello, mi ha dato davvero tanta gioia.