Credits: Alexandra Karmirian
Il team del Refettorio Gastromotiva è lieto di dare il benvenuto a Danielle, che di mestiere fa la nutrizionista ma che nel tempo libero ha deciso di unirsi alla squadra dei volontari. Danielle ha supportato lo staff del Refettorio nella creazione di pasti da asporto bilanciati da un punto di vista nutrizionale, dalla creazione del menù al dosaggio di ogni porzione. Ecco come – secondo Danielle – il Refettorio supporta la creazione di un sistema alimentare più sano per tutti.
Aveva mai svolto attività di volontariato in precedenza?
Non avevo mai svolto attività di volontariato prima d’ora. Sono una nutrizionista dal 2007, lavoro in questo settore da 13 anni e mi era già capitato di rapportarmi con altri volontari prima, ma non avevo mai provato in prima persona. Era da un po’ di tempo che volevo fare la volontaria per Gastromotiva, ma non sapevo come contattare l’organizzazione. Abito nello stesso quartiere del Refettorio, mi è capitato di passarci davanti molte volte, ma per via dello stile di vita frenetico che faccio e a causa della mancanza di iniziativa non mi ero mai proposta. Ma sentivo che questo era il momento giusto, il momento in cui si chiudono delle fasi della propria vita e se ne aprono delle nuove. Non si può affrontare una situazione come questa senza provare a cambiare qualcosa. Penso che chiunque abbia vissuto un momento tanto delicato senza provare a cambiare qualcosa abbia in realtà perso una bellissima occasione.
Qual è la principale differenza tra fare il volontario e cucinare per se stessi in un periodo come quello della pandemia?
Fare la volontaria è stato essenziale per riuscire a rimanere lucidi mentalmente durante la pandemia. In un momento così delicato ho sentito il bisogno di rendermi utile e di aiutare gli altri. Vivo da sola e sono stata due mesi chiusa in casa, sentivo il bisogno di queste interazioni. Penso che il volontariato sia un’attività nella quale tutti vincono, ognuno ha qualcosa ha guadagnare e che lo fa crescere. Da quando sono arrivata qui non solo ho incontrato molte persone bellissime, ma ho anche trovato un ambiente di lavoro davvero piacevole. E’ stato amore a prima vista e sono davvero felice che mi abbiano accolto a braccia aperte, anche perchè mi sono sentita a mio agio da subito e ho sentito un legame con il resto dello staff. E’ stata un’esperienza davvero interessante.
Qual è stata la sfida più difficile che hai dovuto affrontare durante questa esperienza?
La sfida più grande, in un momento come questo, è quella di salvaguardare la salute di tutti. Mi sono occupata di salute per molto tempo, prima di diventare nutrizionista ero un tecnico infermieristico. Ma se si lavora in questo settore non si smette mai di preoccuparsi della salute, anche al di fuori del lavoro. Quindi il mio obiettivo è sempre stato quello di salvaguardare la salute, e in uno scenario in cui questa viene messa così in crisi è ancora più importante promuoverla. E’ importante ricordare che la salute comprende diversi aspetti, è molto più che l’assenza di malattia, e favorire la sua promozione in un mondo malato diventa una sfida quotidiana. Se, nel mio piccolo, posso contribuire a questo cambiamento – cambiando prima la percezione che ognuno ha di sé stesso, in modo che si rifletta poi nel modo in cui si vive – allora penso di essere sulla strada giusta.

Qual è l’aspetto che ti piace di più del poter contribuire?
La cosa più bella è lo scambio, sto imparando molto da tutti e cerco di portarmi dietro il più possibile. Ho sempre studiato nelle scuole pubbliche, nelle università pubbliche, e sento molto questa spinta a restituire più che posso alla società. Questo è un progetto meraviglioso, multidisciplinare, che coinvolge diverse aree e per questo motivo è stato uno scambio che mi ha arricchita molto.
Intendi continuare a fare la volontaria anche dopo la crisi?
Assolutamente sì, qui con Gastromotiva o ovunque ce ne sia bisogno. Spero proprio che diventi una costante nella mia vita.
C’è qualche aneddoto o informazione che vorresti condividere?
Durante la pandemia abbiamo tutti attraversato un periodo di depressione. Lavoro da 11 anni come consulente per diverse attività commerciali e ristoranti, e all’improvviso mi sono ritrovata senza lavoro perchè l’80% dei miei clienti hanno chiuso. E’ normale sentirsi insicuri in un periodo come questo. E poi, un giorno, mi sono detta “No, sono una professionista che si occupa di salute, e in questo momento la gente ha bisogno di me, in questo momento posso contribuire.” Penso che questo ragionamento sia particolarmente utile soprattutto se si considera la concezione di lavoro legata ai soldi alla quale siamo abituati. Certo, i soldi sono importanti, ma in quel momento volevo mantenere la mia mente attiva. Un giorno ho mandato il mio curriculum attraverso il sito web e mi hanno richiamata il giorno stesso. E’ stata una connessione perfetta, perchè io ne avevo bisogno e loro avevano bisogno di me, e solo quando sono arrivata mi sono resa conto di quanto, in realtà, potessi aiutare. Gastronomia e nutrizione sono aree che si completano a vicenda, ed è molto importante che lavorino insieme, soprattutto quando si assistono persone che soffrono di problemi di salute. Spero che quello che sto facendo adesso offra la possibilità in futuro di avere molti altri nutrizionisti, perché lavorando insieme siamo in grado di fare grandi cose. Nel settore della gastronomia ci sono chef che hanno molti pregiudizi nei confronti dei nutrizionisti, accusandoli di essere figure troppo tecniche che si focalizzamno su aspetti sbagliati. Io, invece, spero riusciremo a guadagnare sempre più spazio nel panorama gastronomico. Per noi è una grande soddisfazione vedere come le persone apprezzino il valore del lavoro che facciamo, e sono felice che la mia professione possa dare un contributo importante in un ambiente come questo.