Progetti diversi, stessa ospitalità

Credits: Refettorio Paris

Lo spirito d’iniziativa dei volontari del Refettorio Ambrosiano non smette mai di stupirci. Questa volta, desiderosi di confrontarsi con una realtà diversa, sono volati a Parigi per incontrare volontari e ospiti del Refettorio Paris.

Manuela è una delle volontarie del Refettorio Ambrosiano di Milano. Spinta dalla curiosità, e da una costante voglia di imparare, l’anno scorso, insieme a un gruppo di sei volontari, ha fatto un’esperienza di volontariato al Refettorio Felix di Londra. Qualche settimana fa hanno replicato a Parigi. Ecco le sue riflessioni.

Che differenze hai notato tra il servizio di Milano, quello di Parigi e quello di Londra? 

A Parigi prima di ogni servizio si fa un briefing in cui vengono assegnati i tavoli: piantina alla mano, si assegnano i posti agli ospiti presenti. Oltre a questo viene effettuato un conteggio esatto dei piatti che escono dalla cucina, come in un ristorante. È tutto molto strutturato. Inizialmente siamo rimasti un po’ sorpresi, poi lo chef ci ha spiegato che in un primo momento anche loro avevano un servizio più libero, ma accadeva che uscissero più piatti del necessario e hanno dovuto trovare una soluzione.

A Milano il servizio si svolge in maniera completamente diversa: la suddivisione degli ospiti, essendoci solo tre lunghi tavoli comuni, viene lasciata al caso, ed avendo il Refettorio Ambrosiano una cucina a vista, si riesce ad avere una panoramica sulla sala, eliminando il problema del conteggio dei piatti.

Per quanto riguarda Londra, invece, il modello è più simile a Milano, anche se fanno il servizio del pranzo e non la cena. La differenza è che la loro struttura permette di ospitare persone anche al di là della ristorazione: hanno una sala con divani, una televisione, un guardaroba, ecc.

Per quanto riguarda gli ospiti, hai riscontrato delle somiglianze/differenze significative?

A Parigi ho visto molti anziani, a Milano invece abbiamo molti ragazzi stranieri, persone che vivono per strada. A Parigi mi hanno dato un’impressione diversa, sembrava che non provenissero dalla strada, ma che fossero per lo più persone in situazioni di isolamento sociale e che volessero passare qualche ora in compagnia.

Pensi sia utile dare ai volontari la possibilità di visitare anche le altre strutture?

È una bellissima opportunità, perché in questo modo si ha la possibilità di confrontarsi con realtà diverse. Anche il rapporto con gli altri volontari è interessante.

A Parigi non ci sono sempre gli stessi, tendono a cambiare ogni volta, ed è per quello che prima di ogni servizio si fa un briefing. A Milano è diverso, i volontari sono più regolari, bene o male sono sempre gli stessi e si conoscono tra di loro. A Londra quando siamo andati noi, molti dei volontari regolari erano assenti, ma normalmente c’è un buon mix di volontari regolari e persone nuove.

Ma è il Valore dell’Ospitalità che accomuna i volontari dei diversi progetti: lo sapete che a Parigi, a fine servizio, ci hanno salutati con canzoni italiane diffuse dagli altoparlanti? Da un po’ di tempo è una cosa che abbiamo iniziato a fare anche al Refettorio Ambrosiano: lo staff della cucina tiene il volume della radio un pò più alto, in modo che anche gli ospiti in sala riescano a sentire la musica in sottofondo. L’effetto è molto bello, perché dà ancora di più l’idea di casa.

Ci sono elementi che miglioreresti all’interno dei progetti che hai avuto la possibilità di visitare? 

Ogni progetto ha le proprie peculiarità, ed è questo che li rende unici. Ogni struttura è positiva per il quartiere e per la città dove si trova. A Londra è bellissimo il fatto che le persone rimangano all’interno del Refettorio per svolgere attività extra. A Milano le persone si fermerebbero anche dopo mangiato, ma purtroppo per il momento non è possibile perché molti di loro devono ritornare ai rifugi prima che chiudano per la notte.

Io e altri volontari stavamo ragionando sul fatto che sarebbe bello poter dare loro la possibilità di fermarsi più a lungo o di entrare prima del servizio di cena. Soprattutto in inverno, molte volte hanno freddo e cercano solo un posto in cui potersi riparare o trovare conforto. Si potrebbe pensare di offrire un servizio colazione o di dare la merenda al pomeriggio, come una cioccolata calda nelle giornate più fredde. Sarebbe bello riuscire a fare qualcosa che vada al di là della pura assistenza legata al cibo, estendere l’accoglienza ad altre forme di ospitalità.